Brasile e provincia padovana: sembrano non avere niente in comune, eccetto alcuni abitanti che, più di un secolo fa, emigrarono nell’America latina, tornando con la capacità di coltivare la patata dolce.
Nei comuni come Anguillara Veneta la coltivazione della “batata” è ormai tradizionale; la sua versatilità in cucina è però una scoperta recente volto a valorizzare un prodotto locale di grande potenzialità.
Ne abbiamo parlato con chi la conosce bene: Luigi Polo, sindaco di Anguillara.
D: Sindaco Luigi Polo, cos’è, in sintesi, la patata americana? Come è arrivata da noi?
R: In botanica l’iponomoea batatas è una pianta strisciante. Non va confusa con la più nota patata usata in cucina, perché appartiene a una famiglia diversa. È Colombo che ha portato la prima in Europa, dove è rimasta a lungo una semplice curiosità botanica. La patata più comune, invece, era il pomo, la mela, di terra, che per un caso fortuito ha preso il nome della patata dolce, quella “vera”.
D: Una curiosità botanica che però oggi si mangia.
R: Sì, è alla fine del’Ottocento che, in quanto sostituto del pane, desta interesse dal punto di vista alimentare, nello stesso periodo in cui viene scoperta dai nostri emigrati. Ma già il nobile Ridolfi, primo ministro dell’agricoltura del Regno d’Italia, aveva tentato di diffonderla, coltivandola nelle sue tenute. Altri tentativi furono fatti in Sicilia, in Calabria e nel Veneto (vedi qui intervento al MuSMe nel 2015).
D: Ma come è arrivata ad Anguillara?
Alcuni emigrati, ritornando, hanno portato con sé dei tralci che poi hanno piantato qui. L’estrema frammentazione dei nostri possedimenti terrieri ha imposto la patata americana sulle tavole in situazioni di penuria alimentare, diventando base dell’economia dei piccoli contadini: della patata dolce, infatti, “non si butta via niente”, se la grossa radice è per l’uomo, il resto sfama gli animali.
D: Da come ne parla, non sembra che abbia letto questa storia sui libri.
R: Esatto. Io provengo da una famiglia che coltivava, in un quarto del suo piccolo possedimento, la patata. Di più non si poteva: bisognava sfamare anche le mucche e coltivare cereali, ad esempio il grano, per venderlo. I germogli della patata coltivata si vendevano: è così che i miei genitori hanno comprato la mia prima bicicletta.
D: Al di fuori della vostra zona è un prodotto conosciuto oppure no?
R: Dipende a dove ci riferiamo. In Italia, se si eccettuano la nostra zona e i comuni limitrofi, produttori insieme della maggior parte del prodotto, non si conosce molto. Ma se andiamo in Asia, in America, in Africa, è uno dei prodotti più coltivati insieme al riso e ai cereali.
D: Avete mai avuto occasione di promuoverla in ambito non strettamente locale?
R: Sì, siamo stati sia al Salone del gusto di Torino sia all’Expo di Milano dell’anno scorso. Nel capoluogo lombardo siamo stato ospiti della Confederazione italiana Agricoltori che conosce bene la nostra realtà e che ci ha premiato più volte con la bandiera verde.
D: Come si può mangiare la patata dolce?
R: Tradizionalmente sia lessa che arrosto. Ma si mangia anche nei dolci: si usa, ad esempio, nella preparazione degli gnocchi con zucchero e cannella. Alla festa della Pro Loco, organizzata fin dagli anni ’90, trovate i piatti tradizionali. Noi dell’amministrazione presentiamo la patata come ingrediente, in dosi maggiori o minori, in piatti diversi che facciamo cucinare a due chef: alcuni esempi si trovano nel ricco menù (che trovate nel pdf scaricabile qui). La abbiniamo ai vini del territorio perché speriamo diventi un veicolo per gli altri prodotti della zona. Dal 21 al 23 ottobre in villa Arca del Santo ad Anguillara potrete gustare la patata americana grazie ad una festa giunta alla 8° edizione, con pranzi, cene, degustazioni e mostra mercato (qui il programma completo)
D: Nel menù parlate di patata De.Co. Che significa?
“De.Co.” sta per “Denominazione comunale”, che garantisce al consumatore un prodotto di provenienza certa e che ha un regolamento specifico. Oggi, oltre alla Pro Loco, si occupano della Patata Americana Dolce anche l’amministrazione comunale e un’associazione di produttori (Appaa). Ci muoviamo per valorizzarla, nella speranza che questo contribuisca all’economia del paese: lo dico da sindaco ma anche da chi è stato ragazzo ad Anguillara e che ha ancora un attaccamento alla nostra tradizione contadina e ai suoi prodotti.
intervista a cura Annalisa Scarpa – redazione Ecopolis